Le righe nella moda: le origini

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Nella storia, le strisce hanno assunto diversi significati, e con esse, anche le persone che le indossavano. 
Sono state segnate da pregiudizi fin dal Medioevo, associandole al male, al diavolo.

Citando come fonte il libro “la stoffa del diavolo”, esso racconta molto bene di come credenze che si associano ad una superficie rigata, ad esempio il manto degli animali o il vestiario, diano una percezione negativa non solo all’occhio ma anche al pensiero umano.
Provando ad identificarne il significato in quel tempo, puntiamo l’attenzione sulla domanda: chi indossava abiti rigati? Erano i buffoni di corte, i pazzi e chi non era nella normalità ovvero considerati uno scarto e quindi emarginati dalla popolazione cosiddetta “normale”.
Era considerata come una forma di trasgressione, una diversità maligna che segnava negativamente i giudizi delle persone, ed ecco perchè i carcerati si presentano sempre con una divisa a strisce. 

Per quanto riguarda gli animali, la zebra era considerata come un “asino selvaggio”, una creatura pericolosa e imperfetta, persino impura a causa del suo manto. 

I tessuti rigati si ricordano anche nei moti rivoluzionari francesi, nei quali si è fatto largo uso delle righe, a tal punto che queste sono entrate a far parte del repertorio emblematico rivoluzionario, tanto che si arrivò ad esigere le righe in ogni luogo ad essa ispirato: senza righe, niente atmosfera rivoluzionaria. Pensarono persino di progettare un’uniforme uguale per tutti i sostenitori della sommossa che fosse a righe e dei colori della bandiera francese, anch’essa a strisce bianche, blu e rosse, colori ripresi dal vestiario dei contadini e delle lavandaie di quel tempo (fine 1700). 

La rivoluzione Americana e la bandiera con le tredici righe rosse e bianche, delle tredici colonie d’America, appaiono come l’immagine della Libertà e il simbolo delle idee nuove. 
La rigatura acquista rapidamente uno statuto ideologico e politico: adornarsene e sfoggiarla può essere un mezzo per proclamare la propria anglofobia e la propria adesione ai movimenti liberali.

Si narra che la maglia a righe, come icona del marinaio, divenne ufficialmente parte integrante dell’uniforme della marina dopo che nel 1868 il Gran Principe e ammiraglio della marina Kostantin Nikolaevich Romanov ricevette a palazzo l’equipaggio della fregata “General Admiral” e tutti i marinai lodarono la funzionalità e la comodità del capo.

Chi, se non Coco Chanel poteva sdoganare codesta maglia nel mondo della moda? Da divisa tipicamente maschile, negli anni ’20, la riadattò come capo femminile accostandola a perle e rossetto. Successivamente altri stilisti ne seguirono le orme portando sulle passerelle delle rivisitazioni di un must intramontabile. Per citarne qualcuno: Tommy Hildfiger, Dolce & Gabbana e Jean Paul Gaultier. Anche Ferragamo fece la sua parte introducendo le scarpe multicolore a righe in rilievo, e gli antichi pregiudizi si persero definitivamente. Non c’è più timore nel mostrarsi con capi a strisce, anzi, in questo tempo “fanno la moda”. Così come lui, altri misero in mostra le righe, con uniformi marinaresche, con pigiami da carcerato rivisitati o una semplice righina di gessato sulle giacche maschili. 

Vengono riconosciute molte proprietà che la riga possiede: essa espande gli spazi, dinamizza l’atmosfera ed illumina le superfici su cui si posa. 

Oggigiorno è questo il significato che si attribuisce alle righe, non solo fa vedere e contemporaneamente nasconde, ma è anche la figura e insieme lo sfondo, semplicemente.

Nel corso del tempo molte celebrità hanno vestito capi a righe.

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